LE NUOVE GRAMMATICHE ITALIANE, SIMILI A QUELLE DEGLI ANNI ’30, NON RIESCONO A SPIEGARE LA REALTA’ LINGUISTICA VERA, NON INSEGNANO A SCRIVERE E SPESSO INDUCONO ALL’ERRORE


  — Fonte: stralci di uno scritto pubblicato sul web di Silvia Vinante del 20 gennaio scorso – Categoria “La Scuola e Noi”, tratto da “Laletteraturaenoi”.  —

 

Nella maggior parte dei casi le “nuove” grammatiche sembrano essere scritte partendo da grammatiche già esistenti con il tentativo di migliorarle, ma solo raramente i presupposti teorici sono davvero diversi. Si potrebbe aprire un capitolo interessante che richiederebbe però ampio spazio: quanto sono cambiate le grammatiche scolastiche in un secolo di scolarità obbligatoria? Poco se andiamo a confrontarle. Ciò che in un secolo e mezzo di studi linguistici è stato studiato nei dipartimenti, sembra non entrare nelle grammatiche scolastiche. Il paradosso è che ciò che troviamo nei dipartimenti delle università (sarebbe) molto più innovativo di ciò che troviamo nell’editoria scolastica. Se dopo l’uscita delle 10 tesi GISCEL c’è stato un movimento di innovazione e specialmente negli anni ’90 e nei primi anni 2000 sono uscite parecchie buone grammatiche, attualmente sembra che ce ne sia dimenticati (per esempio la sociolinguistica e la parte di comunicazione sono relegate spesso ai volumetti accessori). Cambia la veste grafica, cambiano gli esercizi, ci sono videolezioni, strumenti compensativi, compiti di realtà, ma la teoria che sta alla base, la concezione di grammatica, è molto simile a quella che vediamo in una grammatica degli anni ’30. Prima si fa l’articolo, poi si fa il nome, per fare un esempio.

Il problema della grammatica a scuola è dunque di variegata matrice:

  1. Per la maggior parte gli insegnanti conoscono un unico modello teorico: quello normativo
  2. Il modello teorico di riferimento che fa da base alle grammatiche scolastiche è un modello normativo, di inizio ‘900. Un modello di grammatica che prescrive, che è un ricalco della grammatica latina e funzionale ad essa. Questo modello teorico è da un lato eccessivamente particolareggiato, dall’altra non riesce a spiegare moltissime casistiche della lingua che ci troviamo davanti, classificate come eccezioni. Il modello normativo non solo non spiega la realtà linguistica, anzi spesso è in contraddizione con essa.
  3. Abbiamo un concetto del ruolo della grammatica errato: la grammatica non insegna una lingua, bensì a riflettere su di essa, a spiegare alcuni fenomeni che ci sembrano assolutamente naturali e spontanei quando parliamo ma sui quali non ci siamo mai interrogati. Saper riconoscere il modo di un verbo, o che differenza c’è tra un avverbio e una congiunzione, non rende in grado di esprimersi meglio. La grammatica non serve nemmeno a scrivere meglio. Se insegnate grammatica con quello scopo, è abbastanza logico che non vediate un’utilità e una ricaduta, semplicemente perchè non ci può essere se non per una manciata di questioni legate alla norma (uso del congiuntivo, uso dei pronomi relativi, pronomi obliqui e consecutio temporum). Per dirla come Renzi (1977) “la grammatica non dà la lingua, ma la descrive e, quando può, la spiega”. La prospettiva è quella del “perché è così?” piuttosto che del “è così”. Possiamo citare a questo proposito anche Adriano Colombo: “le grammatiche scolastiche sono oggi meno rigidamente normative che in passato, accolgono sparsamente alcuni concetti della linguistica teorica, ma sembrano nel complesso refrattarie ad accogliere la essenziale lezione di metodo che dovrebbero ricavare da questa, l’idea che la riflessione sulla lingua sia appunto riflessione, cioè ricerca, fondata su dati, condotta con procedure esplicite e controllabili, verificabile e falsificabile nelle sue conclusioni.” (Colombo, 2014)

Solo dopo viene la questione del metodo, dell’approccio didattico. Solo dopo vengono i giochi, la didattica capovolta, gli esperimenti grammaticali, i compiti autentici, la grammatica in situazione.

Soluzione chimerica? No, ma occorre studio e sperimentazione, un lavoro di reset e di costruzione mattone su mattone di una nuova casa in cui cercheremo di individuare innanzitutto i fondamentali, sistemarli nei cassetti giusti, ristabilire delle priorità, chiederci DOVE vogliamo arrivare e quali strumenti di conseguenza ci servono. Le metodologie per portare ai ragazzi la competenza grammaticale, quelle vengono dopo.

 

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